Umberto Saba

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In questo post parliamo di uno dei poeti più importanti del XX secolo: Umberto Saba. Saba è uno pseudonimo di dubbia origine, alcuni pensano che lo abbia scelto in onore di una vecchia balia e altri in omaggio alle sue origini ebraiche: saba significa “pane” in ebraico.

Perché lo ricordiamo? Lo ricordiamo perché tra i vari poeti del Novecento fu l’unico a non dedicarsi alla letteratura d’avanguardia e al simbolismo. Egli cercò di rinnovare la tradizione della lirica italiana – i massimi esponenti erano stati Petrarca e Leopardi.

Il poeta triestino ha avuto nella sua vita parecchi problemi famigliari – il padre lo abbandonò prima della sua nascita – e fu allevato da un balia da cui ricevette molto affetto. Saba condenserà tutti questi aspetti autobiografici nella sua poetica. Questo tratto autobiografico può essere stato prodotto dal suo incontro con la psicanalisi dato che nel 1929 si sottopose ad una terapia psicanalitica con il dottor Edoardo Weiss, allievo di Sigmund Freud.

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La sua opera più importante è il Canzoniere pubblicato in tre volumi privi di titolo. Le liriche sono distribuite in ordine cronologico. Il primo libro raccoglie le poesie dell’adolescenza e quelle giovanili; il secondo raccoglie quelle di ispirazione psicoanalitica; il terzo termina con le Sei poesie della Vecchiaia.

Saba fece anche un’esperienza da prosatore scrivendo un auto-commento in terza persona intitolato Storia e cronistoria del Canzoniere. Ricordiamo inoltre Ricordi-Racconti, un libro che raccoglie aneddoti e ritratti sugli Ebrei triestini.

Tra i vari componimenti forse quello che mi ha stupito di più è quello intitolato Goal, una poesia sul calcio. Saba testimonia le forti emozioni che questo sport sa trasmettere. I calciatori non sono semplici sportivi ma delle entità eroiche. Non siamo di fronte ad uno spettacolo ma davanti allo spirito collettivo di una nazione che si emoziona e soffre per una squadra.

Fantastico.

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