Camera con vista di Edward Morgan Forster

di Niccolò Menichinelli

Camera con vista è un romanzo, o racconto, che dir si voglia, costellato di alti e di bassi, di picchi narrativi sublimi e di momenti di impantanamento e di alta viscosità. Tuttavia, sono molti i temi che possono essere trattati a partire dalla sua lettura e cercheremo di sviscerarli, tentando anche di fornire un giudizio complessivo sul libro, per come si presenta.

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1984 di George Orwell

di Niccolò Menichinelli

Insieme a La fattoria degli animali, 1984 è il romanzo più famoso pubblicato da George Orwell nel 1949. L’opera tratta anch’essa di politica, analizzando nel particolare, seppur non dichiaratamente, le declinazioni più svariate della dittatura sovietica, che nel libro assumono connotati estremi e talvolta assurdi. Tuttavia, le contraddizioni illustrate da Orwell possono agilmente essere estese a ogni tipo di regime totalitario, facendo del libro anche un documento di lucida analisi storica.

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L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

di Niccolò Menichinelli

Assoluto capolavoro di Georges Simenon, L’uomo che guardava passare i treni (Adelphi) può indurre il lettore nell’illusione di trovarsi davanti a un giallo. Non me ne vogliano gli autori di libri così categorizzati, ma l’opera di Simenon trascende parzialmente da questa etichetta, spaziando invece all’interno dell’insieme dei romanzi a carattere psicologico, sui quali è possibile spendersi in modo più approfondito e introspettivo. Non sono ovviamente trascurabili, lungo lo svolgersi della trama, i dettagli che ci riportano quindi alla presenza del genere poliziesco: un assassinio, un omicida, un poliziotto determinato a dargli la caccia e una serie di espedienti che il fuggiasco adotta per scampare all’arresto. Ciò che Simenon vuole però comunicare non è dinamismo e sprezzo del pericolo, come i gialli di solito si impegnano a fare, ma una visione più completa ed esaustiva delle sfaccettature dell’umano agire, prendendo come esempio un soggetto particolarmente disturbato.

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Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome: la quintessenza dell’umorismo inglese

Quando leggo la data 1899, la prima cosa che mi viene in mente è la fondazione di uno dei club calcistici più importanti di Milano, ovvero il Milan. Ma la coincidenza vuole che 1899 sia anche la data di pubblicazione del romanzo umoristico e di avventura di cui vi parlerò in questo post. L’autore è Jerome K. Jerome e il titolo recita Tre uomini in barca (per non parlare del cane), pubblicato – almeno la mia edizione – dalla casa editrice Giunti. Tra le altre cose, esiste anche un seguito intitolato Tre uomini a zonzo e chissà se un giorno non leggerò pure questo.

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Un intoppo ai limiti della Galassia di Etgar Keret

Il colore dominante della copertina è un arancione bello e denso. Afferro il libro, lo giro, e sul piatto posteriore leggo il commento che il New York Times ha fatto sulla raccolta di racconti di Etgar Keret “Un intoppo ai limiti della galassia” (Feltrinelli) che mi appresto a leggere: “come se Kafka fosse israeliano e scrivesse di pesci parlanti“. Mi sembra che questo commento sia esagerato. Ciononostante, vale la pena leggere questa ventina di racconti? Certo che sì! Lo stile di Keret è unico nel panorama letterario israeliano: fuori dagli schemi, ironico, caustico. Pagina dopo pagina si entra nel suo mondo allucinato, che ha la funzione di mettere in luce le assurdità della vita reale, dei rapporti umani e dei grandi problemi dell’esistenza.

“Un intoppo ai confini della galassia” è stata la mia lettura da treno per circa due settimane. Con Keret ho riso parecchio durante gli interminabili spostamenti da pendolare. Su due piedi, non saprei scegliere il racconto più bello. Sicuramente uno dei più spassosi è quello dal titolo “Crumb cake”, in cui il protagonista è un uomo obeso di cinquant’anni che festeggia in un ristorante di serie B insieme alla sua anziana madre. Keret fa ironia su quegli uomini che non vogliono allontanarsi dalla loro comfort zone, scegliendo l’annullamento e rinunciando a vivere le gioie e anche i dolori della vita. L’esistenza fa paura, una paura così grande che alcuni esseri umani optano per una comodità autodistruttiva, lenta e inesorabile. Scriverlo con il sorriso e una battuta dietro l’altra rende questo scenario ancora più tetro e inquietante.

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