Il processo di Franz Kafka

Si può credere nella Giustizia quando si fatica a comprenderne i meccanismi?

Ho trovato l’edizione rossa di questo romanzo, pubblicata da Adelphi, in un banchetto di un mercatino delle pulci della provincia di Milano. Com’è possibile che un lettore abbia abbandonato questo sorprendente romanzo? Probabilmente gli è successo qualcosa. Pazienza. Ho deciso di dedicare spazio all’opera dello scrittore ebreo perché Il processo di Franz Kafka è un libro che mi ha angosciato, dialogando con le mie paure e le mie incertezze sulla realtà, sulla vita, sul mio lavoro, sulla mia università. Diamine! Su tutto! Più si cresce e più si apprezza Kafka. Non è vero? E la cosa che più mi sorprende è che un libro di inizio Novecento possa entrare in contatto con i pensieri di un individuo del 2020. Pazzesco!

Come potrete leggere anche in altri blog o siti di genere simile, questo romanzo ci è giunto incompleto. Probabilmente è stato scritto tra il 1914 e il 1915. Pubblicato poi postumo – contro la volontà dell’autore – nel 1925. Come tutte le cose fighe in Italia, nel nostro paese viene pubblicato molto dopo, ovvero nel 1933.

Il romanzo è ambientato in una città cupa ma storica: molto carino il resoconto dei vari monumenti urbani che vengono descritti tra le pagine. Questo contesto fa parte dell’assurdo mondo del protagonista che è un trentenne che lavora in banca. Un bel giorno quest’uomo viene arrestato e gli viene comunicato che gli verrà intentato un processo. K. non ne sa il motivo e, poi come scopriremo, neppure riuscirà mai a comprenderlo.

L’apparato di Giustizia è così criptico e inafferrabile che è impossibile un approccio logico per scomporre le supposte accuse di aver infranto la legge. Il protagonista matura dunque il bisogno di difendersi civilmente quando si accorge che tutte le persone intorno a lui sono influenzate dal suo processo. Si sviluppa dentro la sua coscienza un senso di colpa che lo disturba sul lavoro e nelle relazioni umane, soprattutto con le donne.

K. cerca però degli aiutanti per vincere il processo – chiede a un avvocato e poi a un consulente del tribunale, che però è un artista cialtrone, un certo Tintorelli. Nessuno dei due è utile per scoprire in che guai si sia cacciato il giovane bancario. Questa strana atmosfera è inevitabilmente destinata a trasformarsi in un terribile incubo. Infatti il finale è assurdo e veramente tragico.

Il processo di Kafka mi è piaciuto particolarmente perché si allinea molto bene al sentimento di confusione e di mancata comprensione delle dinamiche sociali. In questo caso la narrazione poggia sulle dinamiche delle Giustizia che portano alla disperazione e allo sviluppo di manie di persecuzione. Kafka ci dice allora che non tutto ha una spiegazione e che è meglio risparmiare energie piuttosto che combattere contro i mulini a vento. Ci sono aspetti della modernità talmente complicati che un gomitolo di lana in confronto è più facile da sbrogliare. Gadda docet.

Il libro fa parte della lista Dorfles.

VOTO

Classificazione: 4.5 su 5.

1 commento su “Il processo di Franz Kafka”

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